Maturo, il signore delle scale di Napoli di Alessandro Ghetta 27 luglio 2017
Con un coordinamento di dieci associazioni ha riacceso i riflettori sulle rampe di Napoli
Stanziati 10 milioni
Carmine Maturo è uno scaligero del Moiariello, per lui Napoli è un Lego di gradini e gradoni, vrecce e basoli, sbeccati, stinti, incantevoli. Ogni profilo della città obliqua conserva una rampa; e se la quarta guerra mondiale la combatteremo con le pietre (Einstein) allora l'ultima Tangenziale di Napoli saranno le scale pubbliche. Se ne contano oltre duecento; alcune di mero transito, altre fanno quartiere. Il coordinamento di associazioni che Carmine presiede promuove e da lustro alle gradinate storielle. «La nostra — racconta — è una città di colline. San Martino, Camaldoli, Capodimonte, Santa Teresa, ora nascoste sotto cemento e modernità. Nei secoli per facilitare la mobilità ci siamo dotati di scalinate. Nei punti in cui insistono si ricompone l'ecosistema relazionale del vicolo. Valorizzarle perciò significa farsi carico anche dell'ambiente che le circonda».
Il postulato: prendersi cura delle scale, diffuse ovunque, è prendersi cura di tutta Napoli. Per personale filosofia urbanistica Maturo da le spalle al mare. «La mia bussola è la Tavola Strozzi: cosi si dovrebbe guardare la città». La terribile eruzione del 1631 ha curvato l'oleografia verso il Vesuvio, nostro padrone di casa. «Già. Ma se la "cartolina" classica inquadra solo baia e vulcano buona parte della metropoli viene esclusa». È il paradosso della Torre Eiffel: se ammiri Parigi da lassù ti godi il panorama della Ville Lumière.. . meno la Torre Eiffel.
Carmine, discretamente logorroico, l'abbronzatura maori interrotta solo da una barbetta sale e pepe, è uno dei nostri «guardiani». Il suo monumento sono le scale che seghettano Partenope. «Luoghi delicati, facile presa del degrado, vanno sorvegliati con costanza». Non ci pare affatto ma ha 58 anni. Sarà il buddismo, abbracciato 20 anni fa. Nasce al Borgo Sant'Antonio, O buvero, da una famiglia di commercianti. Il nonno gestiva il cinema Cairoli . A parte una breve parentesi a Lucrino, ha vissuto sempre a Napoli. Un mezzo secolo è bastevole per conoscere tutto e tutti, almeno sul versante ambientalista (è stato, tra le altre cose, responsabile nazionale turismo di Legambiente). Aveva ancora i calzoni corti quando a 21 anni entrò al Comune in virtù della legge 285 giovani, una vita all'ufficio cultura e turismo. Scrivania al Maschio Angioino ma da poco anche al museo di Capodimonte dove il direttore Sylvain Bellenger, attento a non fare della Reggia borbonica il Castello di Cenerentola, ha chiesto un ufficetto comunale ad hoc, per relazionarsi meglio al territorio. Maturo veste bene il ruolo: ama le scale e sulle scale ci vive. Abita da 18 anni in un appartamento alle rampe Morisani, che a piedi servono Foria e in cima la Porta Grande del Bosco dove ai tornanti silenziosi e puliti fanno ombra la Torre del Palasciano e il vessillo dei Nuovi Templari (sic). Diciamola bene: praticità zero, a far le scale ci vogliono polmoni. «Non è così. Certo i medici ortopedici avrebbero qualcosa da ridire, in compenso i cardiologi consigliano di farle. Inoltre, per esempio, da casa mia per scendere al centro impiego meno di dieci minuti. Con l'auto venti, se c'è traffico anche di più». Ha solo sfiorato la politica dei partiti. È un militante che fa (parecchia) pressione dal basso, adesso col movimento Green Italia. Qualcuno l'ha definito un attivatore di processi. Sul finire degli anni '90, similis cum simiîibus, insieme con Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, Salvatore Testa, Mimmo Ferrante e Camilla Aulisio, accende una luce sulle scale, dimenticate da Dio e dal Comune, che di fatto le escludeva dalla manutenzione ordinaria. Non erano catalogate quali strade primarie. Ridotte a letto per eroinomani. Oggi invece, miracolo, sono state inserite addirittura nel Patto per Napoli. Fondi per 10 milioni di euro. «Ma quale miracolo — ribatte —. È il risultato di un tenace lavoro nel tempo. Fondammo il Comitato recupero scale nel 2000 poi ampliatesi in Coordinamento, con oltre dieci associazioni, motore di tante iniziative (vedi www.scaledinapoli.com, ndr)». L'apogeo è «Tu scendi dalle scale» manifestazione del Natale 2014 che segnò il ritomo delle rampe sulle mappe turistiche. Pedamentina, ovviamente. Petraio, ovviamente. Paradisiello, Calata San Francesco, Santa Barbara, San Marcellino, Cerriglio, via Piazzi dove la Loren, perpetuamente incinta- «tene 'a panza» - contrabbandava sigarette nel film da Oscar Ieri oggi e domani. «La Pedamentina — rammenta — è l'unica costruita ad hoc per raggiungere Castel Sant'Elmo. Le altre in origine erano canaloni che congiungevano monasteri. Al top comunque metto la scalinata della Principessa Jolanda, disegnata dal Niccolini, al tondo di Capodimonte».
Dal Moiariello i grattacieli del Centro direzionale paiono vicini, laccano lo skyline come coltelli di Warhol. Passa un signore in scooter. «Mi sapete indicare le rampe Morisani?». Il guardiano è del posto: «Tornate indietro, pochi metri e ci siete. Però dovete parcheggiare il motorino. Ci sono le scale» e quella parola chiave gli rimbomba in bocca, fa l'eco. Scale-aie-ale-aie-ale.